Life Is Strange e la "Blue Age" dello storytelling - speciale

Christian Divine Blue Age of Storytelling

Christian Divine, lead writer del gioco, si racconta e ci racconta il suo lavoro su Life Is Strange.

Le coincidenze capitano, capitano nell'arte, nella letteratura, nella musica ed ovviamente nei videogiochi. Tra una partita a Cuphead e il solito cross play tra PC e Xbox One, lasciavamo scorrere la GDC 2016 con la calma che contraddistingue l'evento. Mentre decidevamo quale lecture seguire, un nome è spiccato alla nostra vista: Christian Divine.

Il team di Gameplay con Christian Divine alla GDC 2016 Il team di Gameplay.it con Christian Divine alla GDC 2016.

Divine è il lead writer di Life Is Strange, uno dei prodotti più discussi e qualitativamente validi del 2015. Non potevamo assolutamente perderlo. Il nome della lecture poi: "The Blue Age of storytelling", assolutamente intraducibile o almeno impossibile da inquadrare così, su due piedi. Dunque abbiamo deciso di entrare e ascoltare ciò che aveva da dire.

L'arte dello storytelling

Lo storytelling non è semplice scrittura e scrivere può significare milioni di cose. Raccontare una storia è una questione complessa e più ci si avvicina alla semplicità più il fattore difficoltà aumenta, diventa indecifrabile. Divine è riuscito ad abbattere il muro della paura che separa la realtà dalla finzione, rendendolo sottile e impercettibile; ed è riuscito a farlo nel migliore dei modi: mettendo la sua stessa persona al centro di ciò che voleva raccontare, esponendosi a tutti i giornalisti, studenti e addetti ai lavori presenti in sala.

Riportare l'esperienza che ci ha regalato non è facile come non sarebbe semplice parlare di Ray Bradbury, di libri bruciati o delle prime guide di Dungeons & Dragons.

Christian Divine nacque privo di un braccio, un handicap che avrebbe potuto ammazzare la sua vena creativa sul nascere; nel ventunesimo secolo è facile "bloccarsi" per molto meno, è facile aver paura, è facile perdersi. Le fonti che ispirano il writer partono dalla massima di un grande uomo, incredibile sportivo e iconico attore: Bruce Lee.

L'autore prende tutto alla lettera, forte di una splendida amicizia con un grandissimo personaggio dell'industria, quel John Romero che assieme John Carmack diede vita a classici come Doom e Quake. I due pre-adolescenti scavano i meandri della cultura geek, aggrappandosi a E.T. ed ai romanzi di formazione, giocando a Donkey Kong e guardando Alien. Dal capolavoro di Ridley Scott scoprono i disegni di Giger, poi tutto diventa splatter, meccanico, freddo eppure ricco di ispirazione, una fonte di pensiero per tutte le notti buie.

Christian Divine si trasforma in un novello Calvino, tramandando esperienze mentre produce battute a raffica su Donald Trump ed il desiderio di comando tipico di alcune fasce grette dell'America. Scrive le sue personali città invisibili tra le righe dei discorsi di due adolescenti, navigando da Max a Chloe, da Chloe a Max, rendendoci responsabili sognatori di un amore saffico e speciale, oppure solo di una splendida amicizia, perché il nostro calviniano scrittore ci regala qualcosa che pochi sono in grado di regalare: la libertà di scelta, quella emotiva, quella che porta con sé la possibilità di decidere tra ingiusta felicità e giustissimo sacrificio.

Christian Divine e John Romero Christian Divine insieme al suo migliore amico d'infanzia: John Romero.

La letteratura compagna di Divine è segnata da nomi importanti, da Thomas Pynchon a Don De Lillo, da Philip Roth a David Foster Wallace. Penne straordinarie che mettono la lucidità della narrazione al centro di ogni cosa. Si narra di esperienze, non di persone, si narra della difficoltà al decentramento, di puzza di petrolio, di crisi umane e crisi dell'umanità. Distaccarsi da tutto questo è difficile, non si tratta di scrittori emergenti ma di un corpus unitario acclamato dalla vox populi più colta e intellettuale

Hella Kind of Blue

Divine è americano, nato poco prima o poco dopo i più importanti autori della sua generazione. La Blue Age, la sua naturale Blue Age è la derivazione di una parola, una sorta di slang che accompagna le periferie della California e segue una linea che arriva fino al New Mexico: "Hella". Hella è la base del concetto di Blue Age, è la parola più usata da Chloe, un segno di ribellione e di anti-grammatica assolutamente voluto, anzi, assolutamente cercato. È la mossa definitiva che rende un'intera era "blue". Perché il blu è il colore dell'intimità, della riuscita prima della resa e dell'arrendersi, blue è "A Kind Of Blue" di Miles Davis, album che oltrepassò i confini del Jazz mescolando suoni e colori e influenzando generazioni di musicisti. È la completezza della disfatta e la quiete prima della tempesta.

Così come la schermata iniziale di Life Is Strange ha la bellezza dell'allusivo. In apparenza non narra, non racconta: è un paesaggio; un faro, impronte sulla sabbia, una sabbia che racconta storie in ogni suo granello, una calma costante e buia, una calma sulla quale può riversarsi solo la potenza dell'adolescenza e della giovinezza. Christian Divine racconta tutto questo, ma non osa imporre la sua figura, non regala consigli, perché è l'incarnazione di una famosa canzone di De Andrè: "Si sa che la gente da' buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente da' buoni consigli se non può più dare cattivo esempio".

Schermata iniziale di Life Is Strange

Bisogna scrivere, bisogna dare importanza ad ogni singola parola, purchè sia nella nostra testa e non nella testa di chi cerca di insegnare, non nella testa di chi vuole imporci stile, cadenza, lunghezza o effetto. Life Is Strange è figlio di un rinascimento meraviglioso e di cui dovremmo accorgerci il prima possibile, perché la narrazione è vera solo quando diventa semplice e scopre la sua diversità in battute umane, in discorsi veri, nella malinconia della perdita, e in un rischio che solo l'effetto a farfalla riesce a creare. Nel freddo che Chloe sente sul naso mentre è totalmente paralizzata e negli sguardi di Max che vive i suoi superpoteri con il terrore di chi non conosce la fine delle cose.

Divine narra la difficoltà, il disagio e la forza, trasformandoli in dialoghi e sguardi, un gigantesco Lego di parole e di espressioni che serve a creare il castello della nuova narrativa, una narrativa che sorpassa le inspiegabilmente chiuse linee dei media e ci permette di andare in libreria a comprare un videogioco, oppure in un negozio di videogiochi a comprare un libro. "Sono le persone a creare i miracoli", e Life Is Strange è un miracolo, un piccolo miracolo frutto della bellezza più pura che si possa cogliere dall'albero della conoscenza.

Te ne rendi conto quando l'autore di tutta questa splendida farsa, perché di fiction si tratta, scoppia a ridere con te mentre si parla di tutte le lacrime che il finale di Life is Strange ci ha regalato, mentre, sulle note di Spanish Sahara dei Foals, si è pronti a riporre il disco nella custodia... aspettando il prossimo capitolo della Blue Age.