Bloodborne gratis e la congiura dei somari

Il caso di Bloodborne, disponibile gratis per gli abbonati PlayStation Plus, e le opinioni dei babbei.

Spesso, e in malo modo, si tende a confondere il valore di un videogioco con l'importo del suo prezzo d'acquisto. Nell'era del turbocapitalismo (come la definirebbe Diego Fusaro), si mescola senza ragion d'essere il significato del valore artistico con il significato velleitario del valore monetario di un bene in commercio.

Accade a videogiocatori casual e videogiocatori esperti. E che si leggano in giro commenti di giocatori più o meno occasionali che fanno il tifo per un gioco che gli è piaciuto, oppure di altri che non esitano un attimo a denigrarlo se non gli è andato particolarmente a genio, non è una grande novità. Succede da sempre e non solo limitatamente al settore videoludico.

Francesco Fossetti di Everyeye, ha criticato (garbatamente ma decisamente) chi si è scagliato contro il gioco dopo averlo ricevuto gratis con l'abbonamento al PlayStation Plus di marzo 2018. La motivazione principale è che: "Gli indecisi hanno avuto il tempo e gli strumenti per informarsi dall'uscita di 3 anni fa ad oggi". In pratica, non avendolo acquistato durante gli innumerevoli saldi, avevano già deciso "per molteplici motivi" che non faceva per loro. "Per questo tutte le loro critiche, dopo averlo scaricato gratis, sono vuote e un po' superflue. Un lettore è sempre libero di dare un valore alle opinioni e sarebbe divertente se il valore dato alle critiche dell'ultima ora fosse lo stesso che i tardivi avventori di Yarnham hanno attribuito al prodotto. Che, visto che il gioco è gratis, è un modo gentile ed elaborato per dire: zero".

Almeno per il momento, sorvoliamo sul fatto che di regalo non si tratta, perché il PlayStation Plus è legato a un canone mensile o annuale e, disdicendo l'abbonamento, si perde il diritto di giocare al titolo. Sarebbe come dire che un film è stato regalato perché è stato aggiunto al catalogo dei film di Netflix.

Bloodborne logo

Sullo stesso argomento è tornato il giorno dopo Simone Tagliaferri su Multiplayer.it affermando con estrema lucidità che: "Alcuni vedono la barriera economica come un limite per la libera fruizione di un'opera. Ma il prezzo svolge anche la funzione di alimentare il desiderio verso un oggetto specifico, determinando una predisposizione alla sua fruizione".

In sintesi, pagando un determinato bene, saremmo maggiormente propensi ad apprezzarlo rispetto allo stesso bene ricevuto in regalo dopo averlo snobbato di proposito.

Questa "predisposizione alla fruizione" che svolgerebbe il denaro, alimentando il desiderio verso un oggetto di "valore", altro non è che una mancanza di cultura del pensiero che impedisce di slegare il valore artistico dal valore in denaro. Ergo, coloro che acquistassero un gioco perché spinti da quel futile desiderio, si troverebbero per definizione già sprovvisti degli strumenti culturali necessari per giudicare con fondatezza l'oggetto acquistato, ovvero slegandolo totalmente dal suo valore di mercato.

Tagliaferri rincara la dose constatando che: "Chi gioca pochi minuti a Bloodborne e poi lo stronca, non dovrebbe sospendere il giudizio invece di parlarne e pretendere che il suo parere valga come quello di chi ci ha giocato per decine di ore?". Tutto molto condivisibile. Purtroppo poi, pare che "inciampi" nella sua domanda conclusiva:

"Per titoli come Bloodborne, che prima di essere giocati devono essere scelti, la gratuità non è controproducente?"

La risposta è no. Non è controproducente, né per gli sviluppatori né per i videogiocatori.

Vediamo perché.

La scelta. Il problema è la scelta?

Il problema della scelta

Sia Fossetti che Tagliaferri, le cui osservazioni sono molto interessanti e in gran parte condivisibili, inciampano sulla stessa buccia di banana: il problema della scelta. Se non scegli il gioco pagandolo un prezzo in denaro tendi a dargli meno valore rispetto a chi lo sceglie pagando il prezzo del biglietto.

Si tratta di una visione limitata (dal latino - limes - ovvero "linea" di confine, significa restare entro un territorio circoscritto da un confine che non viene oltrepassato) della questione.

Perché? Proviamo a fare insieme questo passo in avanti. Perché è ancora legata al comune modo di vedere il mondo in cui il capitale muove l'intero ecosistema, non solo videoludico, ma dell'intero pianeta. Questo sistema è temporale, non eterno o assoluto; non solo perché il capitalismo è destinato a declinare soppiantato dall'esplosione senza freni dello sviluppo tecnologico, ma perché è fondamentalmente slegato dalla nozione a cui facevo riferimento all'inizio di questo articolo: "il significato del valore artistico".

Certo è che legare il valore artistico di un bene al suo costo in denaro, in qualsivoglia modo, è un madornale errore che viene fatto da moltissimi utenti, acquirenti e fruitori di materia artistica da tutto il mondo. Lo fa notare, a ragion veduta, lo stesso Tagliaferri. Purtroppo però, circoscrive il suo ragionamento sul capitale al capitale stesso, legando subito dopo la gratuità del bene a un "che" di possibilmente controproducente. Non lo è.

Non basta affermare, come si potrebbe, che è controproducente perché "la gente ragiona male". Non basta perché equivale ad affermare che sarebbe controproducente creare un prodotto di qualità ma di nicchia e renderlo disponibile gratis, in conseguenza del fatto che la gente potrebbe non capirlo o trattarlo con sufficienza. Ragionando per assurdo, in un futuro slegato dal denaro, nel quale i beni vengano prodotti e scambiati secondo criteri che non siano riconducibili direttamente al capitale, ogni prodotto artistico perderebbe di valore perché "scelto" secondo canoni differenti.

Il problema è la scelta? È la gratuità? O forse il problema è sempre lo stesso: una scarsa, come sono solito definirla, "cultura del pensiero", generata della superficialità delle masse? Una "Congiura dei somari", come titola il libro del professor Roberto Burioni, il quale si chiede "Chi è il Somaro? Un essere umano tanto babbeo da ritenersi tanto intelligente da riuscire a sapere e capire cose senza conoscerle".

La congiura dei somari

Seguendo la terminologia di Burioni, possiamo affermare che la quantità di opinioni superficiali è direttamente proporzionale alla disponibilità degli oggetti attenzionati dai somari. Quando più un oggetto viene reso accessibile, quanto più aumentano le sciocchezze a esso relative. Ma, insieme, aumenta anche la quantità di persone sensate che vi si approcciano e che, per vari motivi, non l'hanno fatto prima.

Le sciocchezze non sono legate allo scarso costo del bene ma alla scarsa attività dei neuroni.

La scienza non è democratica ma tutti possono dire la loro, a patto che ciò che affermano sia sostenuto da dati, anche se imperfetti, così come la stessa scienza è imprecisa e imperfetta. L'alternativa è il buio.

Nel bene o nel male, purché se ne parli

"Nel bene o nel male, purché se ne parli", scriveva Oscar Wilde. E nel bene o nel male Bloodborne, pur vecchio di 3 anni, proprio in virtù dell'esser stato "regalato", è tornato a risplendere di nuova luce (ma visto il gioco si potrebbe dire: di nuova oscurità) sulle testate online; attraverso post e commenti a destra e manca sui social network, da parte di persone esperte, come Francesco Fossetti, o meno esperte - e che dunque non hanno sufficiente autorevolezza per criticarlo, sia che venga apprezzato che denigrato, e non soltanto dagli inesperti che lo criticano negativamente - nonché con articoli di approfondimento e di opinione come quello di Simone Tagliaferri o di questo che state leggendo ora.

E perché no, magari, sulla scia della riscoperta di Bloodborne, potrebbero aumentare anche le vendite dell'imminente remastered di Dark Souls in arrivo su Nintendo Switch.

Se non bastassero i ragionamenti sinora espressi, faccio un esempio pratico: "Doki Doki Literature Club!". È una graphic novel scaricabile gratis - davvero gratis, non come Bloodborne sul Plus - e totalmente fuori dagli schemi comuni, dunque non facilmente apprezzabile da tutti e nemmeno facente parte di un genere particolarmente popolare. Eppure Doki Doki è stato ampiamente lodato dal pubblico, con opinioni "Estremamente positive" su Steam, e dalla critica. Per esempio, la recensione di Doki Doki su Multiplayer, che premia il titolo con un meritato 9/10, è stata scritta dallo stesso Simone Tagliaferri.

Perché il valore artistico di Doki Doki Literature Club, così come quello di Bloodborne e di qualsiasi altro prodotto videoludico, cinematografico o musicale, non ha nulla a che vedere con il prezzo di listino. E se così fosse per qualche "somaro", sarebbe colpa sua e non della gratuità del prodotto.